Prefazione

Da più di due secoli, dall’inizio della rivoluzione industriale, le economie occidentali si reggono sul modello “prendi, produci, getta”.
Nel 2016 nel mondo sono stati prodotti due miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani. Man a mano che si diventa più ricchi si tende a consumare, e a gettare via, di più. La popolazione dei paesi industrializzati corrisponde al 16% di quella mondiale, ma produce il 34% dei rifiuti del pianeta.
Per porre fine a questa correlazione è necessario che tutti gettino via meno e riutilizzino di più. Questo può avvenire solo se le persone cominceranno a “identificare l’economia circolare con il guadagnare denaro”.

“Prendi, usa e getta” deve cedere il passo a “riduci, riusa, ricicla”.

Se le tendenze dovessero rimanere quelle attuali, secondo le proiezioni della Banca mondiale, entro la metà del secolo la popolazione europea e nordamericana arriverà a produrre il 25% di rifiuti in più rispetto a oggi. Nello stesso lasso di tempo, il volume aumenterà del 50% in Asia orientale, del 200% in Asia meridionale e del 300% nell’Africa subsahariana. La cifra mondiale annua sarà di circa 3,4 miliardi di tonnellate. In sintesi, nella relazione della Banca mondiale si afferma che la produzione di rifiuti sta aumentando a un ritmo troppo elevato e che non può procedere di pari passo con la crescita economica e il miglioramento del tenore di vita.

“Trovare un significato nei fenomeni globali di massa può essere difficile perché i fenomeni stessi sono invisibili, diffusi attraverso la terra in milioni di luoghi separati. Non c'è un monte Everest di rifiuti che possiamo fare un pellegrinaggio e vedere il complesso sobrio delle nostre cose scartate, vederlo e sentirlo visceralmente con i nostri sensi. Invece, siamo bloccati a cercare di comprendere la gravità di questi fenomeni attraverso il linguaggio anestetizzante ed emotivamente sterile della statistica. I sociologi ci dicono che la mente umana non può afferrare in modo significativo numeri superiori a qualche migliaio; eppure ogni giorno leggiamo fenomeni di massa caratterizzati da numeri in milioni, miliardi, persino trilioni.”

Le parole dell'artista Chris Jordan hanno lo scopo di rendere più comprensibile la gravità di questi fenomeni. Le sue opere creano immagini suggestive a partire dalla giustapposizione grafiche di centinaia migliaia di rifiuti, in un numero corrispondente a i sacchetti di plastica utilizzati nel mondo ogni secondo, le bottigliette gettate in mare, il numero di specie estinte ecc...

 

 

IL CASO DELLA PLASTICA:

Oggi la plastica è una presenza costante e quotidiana nelle nostre vite: dalle bottiglie, alle stoviglie, agli abiti che indossiamo, fino ad arrivare ad automobili, articoli sanitari, dispositivi tecnologici. Confeziona e sigilla praticamente ogni singolo oggetto che acquistiamo. È talmente economico produrre e trasportare la plastica che essa è stata, a partire dagli anni Sessanta, uno dei principali elementi alla base della diffusione degli oggetti usa e getta. la sua non biodegradabilità, che la rende inattaccabile dai microorganismi, si è rivelata una potente arma a doppio taglio, giacché la rende al tempo stesso una sostanza quasi eterna. I tempi di degradazione della plastica oscillano tra i cento e i mille anni: “Abbiamo creato oggetti usa e getta con un materiale praticamente indistruttibile". Nel gennaio 2018 uno studio apparso nei “Proceedings of the National Academy of Sciences” ha mostrato la drammatica situazione dell’inquinamento di plastica che abbiamo creato a livello mondiale: dagli anni Cinquanta del secolo scorso ad oggi abbiamo prodotto 8,3 miliardi di tonnellate di plastica, passando da una produzione mondiale di 15 milioni nel 1964 agli oltre 310 milioni odierni. Ad oggi il 79% di tutta la plastica mai prodotta si trova nelle discariche o in ambienti naturali, il 12% è stato incenerito e solo il 9% riciclato. Significa che circa 6,3 miliardi di tonnellate si trovano da qualche parte là fuori: è come se ogni singolo abitante della Terra trascinasse con sé circa una tonnellata di plastica. Stando ai trend attuali la plastica potrebbe raggiungere i 34 miliardi di tonnellate nel 2050 di cui almeno 12 costituirebbero rifiuti sparsi in tutti gli ambienti.

Sian Ka’an è una straordinaria riserva naturale tropicale UNESCO, che si trova lungo la costa caraibica del Messico. Ma le correnti che passano da questa zona portano i rifiuti e l’immondizia di tutto il mondo fino alle coste di questo paradiso. Alejandro Durán, un artista che lavora a Brooklyn, NY, raccoglie questa spazzatura e la dispone in colorate installazioni esterne d’arte, per esaminare “la tensione tra il mondo naturale e un mondo sempre più sovra-sviluppato. Durán ha identificato rifiuti di plastica provenienti da cinquantotto nazioni e territori in sei continenti che si sono riversati a riva lungo la costa di Sian Ka'an.

 

 

Un altro problema particolarmente delicato è rappresentato dalla plastica in mare. Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani del mondo ed oggi si stima che ve ne siano disperse più di 150 milioni di tonnellate. Le correnti oceaniche tendono ad accumulare questa enorme massa di plastica in alcuni punti specifici. È ormai cosa nota ai più l’esistenza di una enorme isola di plastica nel vortice del Pacifico del Nord, la cosiddetta “Great Pacific Garbage Patch” che misura, secondo le ultime stime pubblicate sulla rivista Scientific Report, ben 1,6 milioni di km2, circa cinque volte l’Italia.

 

Crisi

Come fanno fronte i cittadini dei Colli Aniene ai problemi legati allo smaltimento dei rifiuti e al Depuratore Roma Est?

La situazione attuale dei rifiuti:
Differenziare i rifiuti e riciclarli non fa bene solo all’ambiente ma anche all’economia! Dal punto divista economico è molto più vantaggioso riciclare piuttosto che portare i rifiuti all’inceneritore o nelle discariche; inoltre riciclare i materiali crea più posti di lavoro, meglio retribuiti rispetto alle discariche e all’inceneritore.
Riguardo la gestione dei rifiuti urbani, la principale problematica è la corretta computazione dei rifiuti che vengono avviati ad impianti di trattamento prima del loro definito recupero o smaltimento. Queste sono le ragioni per cui le strade sono così spesso invase dall’immondizia, non è stato organizzato un sistema di riduzione, gestione e smaltimento dei rifiuti adeguato né tanto meno rispettoso delle indicazioni di legge.

 

 

 

Analizziamo come vengono trattate le acque:
Le acque reflue vengono raccolte dalle reti fognarie e convogliate mediante collettori all’impianto di depurazione. In molti casi è necessario il sollevamento (1) dei liquami convogliati dal collettore per inviarli alle fasi successive di trattamento. Come primo trattamento troviamo la grigliatura (2), che serve per la rimozione del materiale grossolano come pezzi di plastica, legno, prodotti per l'igiene, sassi, carta ecc... Il grigliato viene lavato, pressato e portato in discarica. Nella dissabbiatura disoleatura (3) avviene la separazione delle sabbie per sedimentazione naturale, la separazione e la risalita degli oli e grassi in superficie viene favorita mediante insufflazione di aria che impedisce anche la sedimentazione di sostanze organiche. Nella vasca di sedimentazione primaria (4) avviene la separazione per gravità dei solidi sedimentabili. I fanghi che si accumulano sul fondo della vasca vengono sospinti per poi essere prelevati ed essere inviati ai trattamenti successivi. A questo punto è stato esportato circa 1/3 del carico organico. L’eliminazione delle sostanze disciolte e i solidi sospesi avviene nella vasca a fanghi attivi (6). Questo processo si basa sull’azione metabolica di microrganismi p.e. batteri che utilizzano le sostanze organiche e l’ossigeno disciolti nel liquame per la loro attività e riproduzione. In tal modo si formano fiocchi costituiti da colonie di batteri facilmente eliminabili nella successiva fase di sedimentazione finale (7). Un ponte raschiatore raccoglie il fango sedimentato. Una parte del fango attivo viene fatta ricircolare nella vasca di aerazione (9) e la parte in esubero viene inviata al trattamento successivo. L’acqua in uscita dalla sedimentazione finale può definirsi a questo punto pulita e può pertanto essere restituita al corso d’acqua superficiale (8).
Sono necessari anche altri trattamenti che per limitare le sostanze nutritive, come azoto e fosforo, nello scarico finale. La rimozione dell’azoto avviene con processi biologici, mentre per l’eliminazione del fosforo si utilizza un processo chimico.
I fanghi dalla sedimentazione primaria e secondaria vengono pompati nel preispessitore (10), dove viene aumentata la concentrazione dei solidi e di conseguenza ridotto il volume del fango. Dopo di che il fango viene inviato nel digestore (11), dove rimane per circa 20 giorni in ambiente anossico a una temperatura di 35°C. Batteri specializzati riducono la sostanza organica e la trasformano in parte in sostanze inorganiche producendo come risultato del loro metabolismo un gas ad alto contenuto di metano (biogas). Il gas prodotto viene accumulato nel gasometro (17) ed utilizzato come fonte energetica per la produzione di energia elettrica e di riscaldamento. Il fango, digerito e quasi privo di odori, viene pompato nel postispessitore (12) per ridurre ulteriormente l’umidità. Con la disidratazione meccanica (13) si riduce il volume del fango di sei volte. Il fango disidratato presenta una consistenza semisolida che ne consente un agevole utilizzo in agricoltura, compostaggio o smaltimento in discarica.

 

 

In sintesi un depuratore delle acque produce:
• Scarti di materiali grossolani come pezzi di plastica, legno, prodotti per l'igiene, sassi, carta ecc...
• Acqua pulita
• Fanghi utilizzabili in agricoltura
• Fetori derivanti le autocisterne di liquami e dal trasferimento di fanghi

I residenti di questa zona sono 40 anni intentano Class Action contro l’azienda che gestisce il Depuratore Roma Est. Negli anni la situazione è migliorata, in seguito ad un sondaggio infatti per la maggior parte delle persone ci sono ancora forti emissioni, ma solo in determinati periodi. Solo il 5% lo ritiene ancora nauseante o addirittura insopportabile, questo perché la sensibilità al problema dipende soprattutto dalla distanza del palazzo dal depuratore e dal vento.

 

Credits: https://www.collianiene.org/2019/19-03-11.php

 

 

 

Analizzando queste due problematiche arriviamo alla definizione delle crisi a cui volgiamo far fronte:
• Eliminare i fetori prodotti dal depuratore
• Sensibilizzare ed educare le persone al tema di rifiuti, del riciclo e riuso
• Ricucire i brani di città e ricreare un senso di identità e di appartenenza.

Ricerca

Dopo aver analizzato le crisi generali e particolari della nostra area, il nostro progetto deve basarsi su una forte ricerca tecnologica, artistica ed architettonica.

Lo sviluppo del progetto deve portare ad uno spazio pubblico relazionale, dando forma ad un’immagine unitaria di città sfruttando proprio le aree dismesse. L’idea di progetto come luogo di sperimentazione di forme nuove dell’architettura basandosi su interazione tra abitanti, artisti e crisi va ad orientare la ricerca su un tipo di soluzioni che prevedono l’autocostruzione e il divenire (inteso come progetto sempre mutevole e configurabile a seconda delle necessità della collettività).

La collettività crea il progetto e il progetto crea collettività.

Partendo da questo focus la nostra ricerca, in maniera più concreta, si concentra su una ricerca contraria al “Prendi, Usa e Getta”e più vicina all’idea“Riduci, Riusa e Ricicla”

La genesi del progetto e la sua definizione necessita la partecipazione attiva dei cittadini.

“La collettività crea il progetto e il progetto crea collettività.”

Focus fondamentale del progetto è sensibilizzare ed educare i cittadini riguardo al tema della riduzione dei rifiuti, all’importanza del riutilizzo dei beni post-consumo e alla riduzione degli impatti in relazione allo sviluppo di scelte di consumo ambientalmente sostenibili.

“Prendi, usa e getta” deve cedere il passo a “riduci, riusa, ricicla”

 

1. RIDUCI













Tram- cargo per la raccolta dei rifiuti a Zurigo



2. RIUSA

Laboratorio permanente di upcycle

 

 



 

 

Harvest Map


3. RICICLA



ODORI

Parallelamente alla ricerca sul tema dei rifiuti ci siamo mossi verso un approfondimento del tema riguardante la lotta agli odori sgradevoli emanati in alcuni periodi dal Depuratore Roma Est.
La ricerca si incentra su materiali e soluzioni che cerchino di abbattere gli odori e permettere la fruizione dell'infrastruttura (che transita nelle immediate vicinanze) e dello spazio pubblico ad essa collegato.





 

breath/ng - Kengo Kuma




Progetto

Save IT – Print IT è un progetto che aiuta la popolazione dei Colli Aniene a far fronte ai problemi legati al Depuratore Roma Est e, inoltre, cerca di educare stimolando le persone: educare ad avere più rispetto del pianeta e della propria città, che stanno soffocando sotto i miliardi di tonnellate di rifiuti e stimolarli attraverso la possibilità di creare realmente ciò di cui hanno bisogno.

 

 

Come analizzato nella crisi, il Depuratore crea disagi durante il trasporto dei fanghi. Per questo motivo abbiamo pensato che la nostra Line si potesse dividere per entrare anche all’interno dell’impianto e caricare i fanghi in dei Tram-Cargo che limitano la dispersione degli odori, e che questi possano ricollegarsi alla linea ferroviaria FL2 per portare i fanghi all’esterno della città.
Per cercare di coinvolgere al massimo la popolazione dei Colli Aniene, abbiamo pensato ad una infrastruttura che cresce e si modifica nel tempo: una trave reticolare spaziale è l’ossatura della nostra Line, questa sostiene una molteplicità di pannelli che grazie alla loro standardizzazione possono essere inseriti o modificati in qualunque momento, a seconda delle necessità.

 

 

PANNELLO INFORMATIVI

 

In questo caso i pannelli forniscono informazioni utili alla comunità, come: aggiornamenti sui mezzi pubblici, informazioni esplicative del progetto, eventi, situazione attuale dei danni da rifiuti oppure come bacheca per inserire annunci.

 

PANNELLO CESTINO

 

Uno dei motivi per cui viene fatta male la raccolta differenziata è perché sono scerse le informazioni reperibili su come e dove buttare i rifiuti. Per questo motivo proponiamo lungo la nostra Line, come nel progetto dell’università di Washington, tre pannelli digitali, con altrettanti pannelli che contengono cestini per il riciclaggio, che mostrano foto delle varie tipologie di rifiuti, per spiegare dove questi debbano essere correttamente smaltiti, e come farlo. Inoltre, dopo che un oggetto è stato gettato, lo schermo mostra quanti grammi sono stati compostati, riciclati o cestinati, e mostra anche la quantità di denaro risparmiata da un adeguato compostaggio e riciclaggio.

 

PANNELLO SOLARE

 

I pannelli possono diventare solari e fornire energia per punti ricarica cellulare o per il funzionamento del tram.

 

PANNELLO ESTRUSO

 

Per rendere concreto l’apporto che la plastica riciclata può fornire alle persone, inseriamo all’interno della nostra Line una stampante 3d, come nel progetto “Print your city”. Questa può stampare pannelli di tutti i tipi, basta usare l’immaginazione! I due esempi mostrano uno la possibilità di stampare pannelli in grado di fornire informazioni anche ai non vedenti tramite scrittura braille, il secondo mostra l’impego di una plastica luminescente in grado di assorbire energia durante il giorno e illuminarsi la notte. Inoltre si possono progettare arredi che man mano vengono inseriti all’interno dell’infrastruttura e del parco.

 

 

Infine per insegnare come riparare oggetti, in modo da non ricadere nel motto “prendi, usa e getta”, proponiamo degli spazi autogestiti dove si possono affrontare, con lo spirito del laboratorio, temi di riuso in senso sia pratico che artistico. All’interno di queste aule possono anche essere organizzate delle spedizioni per andare a reperire materiale utile alla collettività, che viene localizzato attraverso un’applicazione, come Harvest Map.

 

PANNELLI CATTURA ODORI

 

Save IT – Print IT, come abbiamo detto in precedenza, nei pressi del depuratore serve come filtro per gli odori sgradevoli, qui i pannelli integrano i sistemi dei “cityTrees” (licheni normalizzati) e del “The Breath” (tessuto cattura odori e depura aria).

 

 

 

 

 

 

Affinché il progetto possa perseguire il principio di una costruzione sempre in divenire e basata sull’autocostruzione, la sua genesi è data dal modulo minimo del triangolo. Per poter gestire una forma complessa senza però deformare il modulo minimo ci siamo avvalsi dello strumento Grasshopper, senza il quale la gestione della forma sarebbe stata troppo complessa.

 

Credits: Ricerca nel quadro del progetto UNLost Line, prof. Saggio, La Sapienza, Università di Roma